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Il Cristallo di Colle Val d'Elsa: storia, innovazione e tradizione artigianale

Immagine del redattore: Valentina LisoValentina Liso



Oggi vi presentiamo dei particolari bicchieri di cristallo firmati dall'architetto Marcello Taddei e prodotti per l'azienda Kristal Krisla negli anni '70. Questi oggetti raffinati sono testimoni della storia del cristallo di Colle Val d'Elsa, comune italiano in provincia di Siena in Toscana, nota come la "Boemia italiana".

L'industria del cristallo di Colle Val d'Elsa ha radici antiche, risalenti al XIV secolo, quando la famiglia colligiana dei Pasci iniziò a produrre vetro presso il Convento degli Agostiniani. La produzione di vetro in Toscana era già fiorente grazie alle risorse locali come legna, sabbia silicea e acqua, oltre alla presenza di terra refrattaria. Tale importanza era tale che, nel 1577, lo Stato fiorentino emanò un'ordinanza bandendo l'importazione di vetro straniero, riconoscendo l'eccezionale valore di questa industria nella regione.

In epoca moderna particolare rilievo si deve al vetraio francese Francesco Mathis che, nel 1820, avviò una fabbrica di cristalli all'interno dei locali del soppresso convento. La fabbrica di Mathis si distinse per la qualità superiore dei suoi cristalli rispetto al vetro verde prodotto dalle altre fornaci toscane. Dopo la morte di Mathis nel 1832, la direzione della fornace passò al bavarese Giovan Battista Schmid, che portò l'azienda a ottenere riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui la medaglia d'oro all'Esposizione Universale di Parigi nel 1855.

La storia dell'industria vetraria di Colle Val d'Elsa è caratterizzata da una serie di successi e cambiamenti di proprietà. Nel 1889, l'azienda fu venduta ad Alfonso Nardi, e nel 1921 Modesto Boschi riaprì i forni della fabbrica dopo un periodo di chiusura.

Durante il dopoguerra, le vetrerie intensificarono la ricerca per sviluppare una formula per il cristallo all' ossido di piombo superiore al 24 per cento che fu finalmente ottenuto nel 1963 presso la Cristalleria La Piana. Questo cristallo di alta qualità, trasparente e purissimo, era in grado di competere in brillantezza con quello d'oltralpe.

Era il periodo del boom economico e anche nel settore del cristallo si intraprese la strada dell'innovazione. Il milanese Bruno Bagnasacco fu il promotore di questo processo fondando nel 1963 Arnolfo Di Cambio, un'azienda che nei dieci anni successivi avrebbe fatto del design la propria bandiera. Il primo prodotto messo in produzione fu Smoke, un calice dal design distintivo firmato da Joe Colombo. Negli anni successivi, l'azienda ampliò le sue collezioni collaborando con designer famosi come Marco Zanuso, Sergio Asti e Cini Boeri.

Nel 1971, mentre i contrasti sociali diventavano sempre più accesi e i costi della manodopera aumentavano, la proprietà decise di investire nell'automatizzazione completa del processo produttivo. Questo segnò l'inizio di una nuova era tecnologica per l'industria del cristallo di Colle Val d'Elsa.

Nel panorama industriale degli anni Settanta, quattro aziende rimasero attive:

  • La Calp, orientata verso la produzione automatica.

  • La Kristall Krisla, fondata nel 1968, con una produzione semiautomatica.

  • La Vilca, nata nel 1963 in seguito alla chiusura della Salc, con una produzione tradizionale.

  • La Vav, con una produzione tradizionale di articoli in cristallo e altri materiali.

La Kristall Krisla, particolarmente dinamica in quel periodo, trasformò radicalmente la sua immagine sul mercato, passando dall'essere conosciuta come "Cristalleria di saliere" a disegnare linee caratterizzate da originalità e pulizia. Nel 1986, la Kristall Krisla cambiò nome, diventando Colle Cristallo di Val D'Elsa, sottolineando ancora di più il suo legame con il territorio italiano.

Oggi, il cristallo rappresenta una parte significativa dell'economia locale, con Colle Val d'Elsa che produce il 15% del cristallo mondiale e oltre il 95% di quello italiano. Il Museo del Cristallo, progettato dal designer dei nostri bicchieri, l' architetto Marcello Taddei, insieme all'architetto Duccio Santini e inaugurato nel 2001, racconta questa storia, esponendo numerosi reperti e pezzi che testimoniano la ricca tradizione vetraria della zona.




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